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Bonacchi C (2009) Archeologia pubblica in Italia. Origini e prospettive di un ‘nuovo’ settore disciplinare. Ricerche Storiche, XXXIX (2-3), pp. 329-349. https://doi.org/10.1400/136947
Abstract
Negli ultimi cinque anni, in Italia, si è assistito a una progressiva diffusione di attività di tipo scientifico e professionale, volte a promuovere il dialogo tra pubblico e archeologi nella pratica, o a sviluppare una riflessione teorica sul tema. Questo vivace fenomeno, tuttavia, non si è sino ad ora confrontato con quanto messo a fuoco, sullo stesso argomento, dal settore disciplinare dell'Archeologia Pubblica, che ha raggiunto una definizione matura in Gran Bretagna e Stati Uniti, ma rimane pressoché inedito nel nostro paese. Scopo del presente articolo sarà quello di offrire un primo contributo che agisca in direzione di una contestualizzazione della 'vicenda italiana' entro l'ambito scientifico sopra menzionato, cominciando con il presentare, in chiave di analisi critica, le origini e gli sviluppi dell'Archeologia Pubblica nei circa quarant'anni della sua storia, per arrivare a descrivere l'approccio personale a un suo sotto-settore specifico, definibile come "studio e attuazione del coinvolgimento del pubblico nell'archeologia", mediante la comunicazione. Si procederà, quindi, con l'individuare nel museo il contesto che, al momento, sembra offrire le migliori possibilità per un accoglimento sistematico della comunicazione archeologica, quale mezzo ed espressione dell'Archeologia Pubblica, in Italia. Qui, l'intensifìcarsi di studi sulla comunicazione espositiva fondati sul presupposto della centralità del visitatore (destinatario dell'offerta), piuttosto che delle collezioni, e condotti anche con metodo sperimentale, si lega a una presa di coscienza del potenziale del museo come uno dei fattori di rigenerazione socio-economica, oltre che culturale, a livello nazionale e locale. Diversamente, in Gran Bretagna (patria dell'Archeologia Pubblica, assieme agli Stati Uniti), dove i museum studies si sono mossi nella direzione citata soprattutto a partire dalla fìne degli anni '80, e in conseguenza dei rapidi cambiamenti in atto nello scenario europeo dei mercatì e consumi dei media, il governo rivolge la propria attenzione al digitale per trovare nuove soluzioni con le quali favorire cultura, educazione e crescita economica congiuntamente, secondo una linea che anche Stati Uniti e Francia hanno dichiarato di voler seguire e che incoraggia l'archeologo 'pubblico' a percorrere la strada del broadcasting televisivo multi-piattaforma, al fìne di creare occasioni di incontro con specialisti e non. DCMS (Department for Culture Media and Sport) e BERR (Department for Business, Enterprise and Regulatory Reform) hanno infatti riconosciuto in una "economia della conoscenza", costruita soprattutto grazie al digitale, il settore destinato a contribuire maggiormente a risollevare il Regno Unito dalla crisi economica in corso. Con ciò non si vuole suggerire che per l'Italia la tecnologia digitale non costituisca una importante risorsa per il futuro, ma piuttosto che, qui, il terreno oggi più fertile per la comunicazione archeologica sia quello del museo, visto l'accento che su quest'ultimo è stato posto dalle rappresentanze politiche (ministero in primis), da ricercatori e, se pur indirettamente, dal pubblico' stesso.
Journal
Ricerche Storiche: Volume XXXIX, Issue 2-3
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Funders | |
Publication date | 31/12/2009 |
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ISSN | 0392-162X |